Il vuoto a rendere, le bottiglie di vetro e il packaging ecologico

Per alcuni l’espressione vuoto a rendere può rievocare dolci ricordi di gioventù, essendo questa una pratica molto diffusa nel nostro Paese negli anni ’80: bastava, infatti, andare nel proprio alimentari di fiducia per restituire le bottiglie vuote. Per le nuove generazioni questa espressione può risultare quasi del tutto sconosciuta, essendo poi andata in disuso.

Eppure pare che il vuoto a rendere sia tornato ad essere realtà. L’obiettivo è quello di sensibilizzare i consumatori sull’importanza e sulla centralità che, oggi più che mai, la tutela dell’ambiente deve assumere nella quotidianità di ognuno di noi, incentivando il riciclo e riducendo la produzione di rifiuti.

Ma che cos’è, in concreto, il “vuoto a rendere”?

Questa locuzione indica quella pratica con la quale l’acquirente restituisce un contenitore – come ad esempio una bottiglia di vetro, o anche di plastica – una volta svuotato, così che questo possa essere riutilizzato per un determinato numero di volte prima di essere gettato. In questo modo colui che acquista il prodotto in vuoto a rendere paga una cauzione che viene resa al momento della restituzione. In alternativa c’è anche la possibilità di acquistare il prodotto al prezzo originale, salvo poi recuperare qualche centesimo al momento della restituzione.

Il grande vantaggio di questa best practice consiste nel limitare l’utilizzo dei più inquinanti usa e getta, adoperando un contenitore per più volte. L’esempio virtuoso della Germania – dove questa pratica è particolarmente utilizzata – ci mostra una riduzione dell’ammontare di rifiuti sorprendente: del 96% per il vetro e dell’80% per la plastica.

Negli ultimi anni l’attenzione all’ambiente è cresciuta esponenzialmente, non soltanto in relazione alla produzione di prodotti green o allo sviluppo di processi industriali sostenibili, ma anche relativamente agli involucri e imballaggi dei prodotti. Un packaging ecologico è un involucro che minimizza i costi ma anche gli sprechi evitando strati su strati di imballaggio del tutto superflui.

Il problema della riduzione del packaging in eccesso e del suo smaltimento è attualmente all’attenzione di consorzi di produttori e nonché di colossi delle vendite online, che cercano di seguire linee guida improntate alla sostenibilità. 

Anche designer e biologi stanno collaborando a ricerche innovative di biodesign, per sperimentare packaging alternativi e sostenibili che utilizzano batteri e microorganismi capaci di sostituire i materiali derivati dal petrolio.