L’acqua del sindaco che elimina le bottiglie di plastica

Conviene bere l’acqua confezionata in bottiglia o va bene anche quella del rubinetto, in maniera colloquiale chiamata l’acqua del sindaco?

Nel consumo di acqua in bottiglia gli Italiani risultano essere tra i più grandi bevitori al mondo (i maggiori consumatori in Europa), quasi 221 litri di acqua a testa, all’anno. Secondo Mineracqua, la Federazione Italiana delle industrie delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente, è aumentato negli ultimi anni il volume di acqua minerale venduta. Non della plastica utilizzata per produrre le bottiglie, poiché assicurano che i contenitori sono più leggeri del 30-35% in meno.

Un dato quello sui consumi in Italia che potrebbe decrescere facilmente se mutassimo alcune piccole abitudini giornaliere ottenendo al contempo grandi benefici per l’ambiente.

Infatti, si potrebbe abbandonare il consumo di acqua confezionata in favore di quella del rubinetto. Siamo spesso restii a questo cambiamento, perché pensiamo che l’acqua in bottiglia sia più controllata e salutare. La realtà è ben diversa, l’acqua che sgorga dai nostri rubinetti è per l’85% di origine sotterranea, grazie a fenomeni naturali di erosione di rocce e terreni a contatto con l’acquifero trattiene una buona quantità minerali necessari al nostro corpo (calcio, magnesio, fluoro, ferro, manganese, zinco, iodio, selenio, zolfo, fosforo, potassio) anche dopo essere stata sottoposta a processi di potabilizzazione.

L’acqua destinata al consumo umano, comunemente detta potabile, deve essere priva di parassiti o microrganismi dannosi per la salute degli esseri umani.

Salubrità dell’acqua

A tal fine l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità ha, nel corso degli anni, elaborato i criteri minimi che garantiscono la salubrità dell’acqua per uso umano, poi, i singoli Stati hanno adottato disposizioni interne più precise. In Italia, i parametri di salubrità dell’acqua potabile sono indicati dal D.Lgs. 31/2001 (https://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/01031dl.htm). La normativa prevede il rispetto di requisiti minimi di salubrità e qualità fisica, chimica, microbiologica e radiologica delle acque nel punto in cui le acque sono disponibili per il consumo.

Controlli

Il controllo di questi parametri avviene attraverso

  • controlli interni realizzati nell’ambito dei singoli ATO Ambienti territoriali ottimali, cioè porzioni di territorio che vengono delimitati dalle Regioni che affidano a singoli enti la gestione del servizio idrico integrato;
  • controlli esterni svolti dall’Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL) territorialmente competente. La rete dei controlli è diffusa su tutto il territorio e ogni anno si effettuano centinaia di migliaia di analisi sulle acque di uso comune.

Cosa può accadere all’esito del controllo?

Se le caratteristiche di qualità previste dalla normativa sono rispettate al punto di consegna vuol dire che il gestore ha adempiuto agli obblighi di legge.

Se invece, l’AUSL riscontra parametri alterati comunica al gestore la non conformità, ne valuta l’entità in termini di rischio correlato al consumo umano e propone quindi al Sindaco del Comune interessato l’adozione degli eventuali provvedimenti cautelativi a tutela della salute pubblica. Contemporaneamente sollecita il gestore del servizio idrico a individuare tempestivamente le cause della non conformità e ad attuare i correttivi necessari all’immediato ripristino della qualità delle acque erogate.

Ma come faccio a sapere quali sono i parametri dell’acqua fruibile nella mia abitazione?

Ogni cittadino può trovare informazioni dettagliate sulle caratteristiche chimico-fisiche delle acque distribuite nelle aree di suo interesse, sia mediante le comunicazioni periodiche fornite dal gestore idrico, che nei siti web dello stesso gestore, di autorità comunali e/o regionali.

Quindi, la prossima volta che abbiamo sete… SCEGLIAMO L’ACQUA DEL SINDACO: è più buona, è controllata molto più frequentemente e, soprattutto, non inquina.